
Si narra che una volta l’anno, nella dodicesima notte dopo Natale, accada qualcosa di speciale a Mikladalur, un piccolo villaggio delle Isole Faroe.
Durante la notte, le foche si riuniscono a riva, abbandonano la loro pelle animale e si trasformano in bellissime creature umane che ballano fino all’alba.
Prima del sorgere del sole devono indossare nuovamente la pelle di foca così da poter tornare in mare e riunirsi alle loro famiglie.
Una leggenda popolare racconta che proprio in una di quelle notti, un contadino, nascosto dietro uno scoglio, vide le foche arrivare a riva e tra loro notò una bellissima ragazza scivolare fuori dalla sua pelle di foca: i capelli erano soffiati dal vento e la pelle pallida danzava sotto il chiaro di luna.
Rapito dalla sua bellezza l’uomo la osservò attentamente e le rubò la pelle di foca, costringendola a seguirlo. Nascose la pelle di foca in un baule, stando sempre attento a portarne con sé la chiave. Negli anni seguenti i due ebbero dei figli e vissero come una coppia sposata; un giorno, però, mentre era fuori a pesca, l’uomo si rese conto di aver dimenticato la chiave del baule a casa e quando rientrò si accorse che la donna foca era sparita.
Miti e leggende hanno da sempre avuto un ruolo fondamentale nella storia dell’uomo, per rappresentare e spiegare fenomeni che la ragione stessa non riesce completamente a comprendere.
La dodicesima notte è un viaggio alla ricerca e alla scoperta di una delle leggende più famose dei Mari del Nord: la leggenda della seal woman o selkie (donna foca).
La prima traccia scritta della leggenda risale al 1841, quando V.U. Hammershaimb, un pastore protestante luterano appassionato di folklore locale, raccoglie tutte le ballate tradizionali faroesi in un’antologia intitolata “Færöiske”.
Da allora è diventata uno dei più famosi canti tradizionali del paese tanto che in questo piccolo arcipelago sperduto nell’oceano Atlantico l’eco della leggenda è ancora molto presente. Tutti conoscono la storia della donna foca e ancora oggi c’è chi afferma che le persone con particolari abilità fisiche o che nascono con le dita dei piedi palmati siano discendenti della famiglia della donna foca. C’è chi scherza su quella storia, chi invece la prende sul serio, ma la connessione tra la leggenda e la società contemporanea è molto forte ed è proprio ciò che ne tiene viva la memoria.
Come tante storie popolari, anche questa si apre a diversi livelli di interpretazione; è una storia che narra di amore e paura, che racconta di come costruirsi una nuova identità lontano dalla propria terra d’origine e del desiderio di tornare a casa.

























Si narra che una volta l’anno, nella dodicesima notte dopo Natale, accada qualcosa di speciale a Mikladalur, un piccolo villaggio delle Isole Faroe.
Durante la notte, le foche si riuniscono a riva, abbandonano la loro pelle animale e si trasformano in bellissime creature umane che ballano fino all’alba.
Prima del sorgere del sole devono indossare nuovamente la pelle di foca così da poter tornare in mare e riunirsi alle loro famiglie.
Una leggenda popolare racconta che proprio in una di quelle notti, un contadino, nascosto dietro uno scoglio, vide le foche arrivare a riva e tra loro notò una bellissima ragazza scivolare fuori dalla sua pelle di foca: i capelli erano soffiati dal vento e la pelle pallida danzava sotto il chiaro di luna.
Rapito dalla sua bellezza l’uomo la osservò attentamente e le rubò la pelle di foca, costringendola a seguirlo. Nascose la pelle di foca in un baule, stando sempre attento a portarne con sé la chiave. Negli anni seguenti i due ebbero dei figli e vissero come una coppia sposata; un giorno, però, mentre era fuori a pesca, l’uomo si rese conto di aver dimenticato la chiave del baule a casa e quando rientrò si accorse che la donna foca era sparita.
Miti e leggende hanno da sempre avuto un ruolo fondamentale nella storia dell’uomo, per rappresentare e spiegare fenomeni che la ragione stessa non riesce completamente a comprendere.
La dodicesima notte è un viaggio alla ricerca e alla scoperta di una delle leggende più famose dei Mari del Nord: la leggenda della seal woman o selkie (donna foca).
La prima traccia scritta della leggenda risale al 1841, quando V.U. Hammershaimb, un pastore protestante luterano appassionato di folklore locale, raccoglie tutte le ballate tradizionali faroesi in un’antologia intitolata “Færöiske”.
Da allora è diventata uno dei più famosi canti tradizionali del paese tanto che in questo piccolo arcipelago sperduto nell’oceano Atlantico l’eco della leggenda è ancora molto presente. Tutti conoscono la storia della donna foca e ancora oggi c’è chi afferma che le persone con particolari abilità fisiche o che nascono con le dita dei piedi palmati siano discendenti della famiglia della donna foca. C’è chi scherza su quella storia, chi invece la prende sul serio, ma la connessione tra la leggenda e la società contemporanea è molto forte ed è proprio ciò che ne tiene viva la memoria.
Come tante storie popolari, anche questa si apre a diversi livelli di interpretazione; è una storia che narra di amore e paura, che racconta di come costruirsi una nuova identità lontano dalla propria terra d’origine e del desiderio di tornare a casa.























